Università del Carnevale by Velletri

 

ILLUSTRI  FIGLI  VELITERNI

NOTI E MENO NOTI


 
 

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     Chiesa



Andrea de Vellitro (XIII sec.) - Magister Andrea de Villitro, è Cappellano Pontificio quando nel 1230 è creato Uditore dal Papa Gregorio IX.
 

Giovanni da Velletri (Velletri ... - Firenze 1230) - Vescovo di Firenze dal 1205 circa al 1230. Dopo aver ricoperto la carica di priore della chiesa di San Frediano a Lucca, gli venne affidata la diocesi fiorentina da Innocenzo III. In quel tempo Firenze era minacciata dall’eresia dei novatori, e il nuovo vescovo si prodigò con zelo a mantenere le fila della diocesi. Si dedicò anche alla costruzione di nuove chiese (come la Badia Fiorentina) e, sebbene mai incaricato ufficialmente, era il braccio destro del papa in terra toscana. Nonostante ciò si seppe destreggiare bene tra le alterne vicende, come quando il comune fiorentino decise di schierarsi con Ottone IV, ponendosi contro papa Innocenzo III che aveva più volte manifestato l’opposizione all’imperatore arrivando a scomunicarlo. In quella circostanza Giovanni seppe accrescere la sua autorità anziché diminuirla.
Fu presente al Concilio Lateranense IV del 1215 sotto papa Onorio III, e grazie alla sua abile diplomazia seppe ricucire lo strappo con il papato di pochi anni prima. Durante il suo episcopato giunsero in città sia i francescani che i domenicani (1221), entrambi sostenuti dal vescovo. Morì il 14 luglio 1230 e fu sepolto nel Battistero di San Giovanni fra l’altare maggiore e la fonte.   VEDI STORIA  

    Firenze - Sarcofago della fioraia, tomba di Giovanni da Velletri

 

Lando da Velletri (+1320 c.) - Canonico della Basilica Vaticana, c’è la sua firma su un Decreto Capitolare del 1303 riguardante Papa Nicola III.
 

Andrea Velletrano (XIV sec.) - Capostipite della scuola pittorica, giustamente considerato tra gli artisti che continuarono la scia giottiana, proseguì in quel rinnovamento dell’arte pittorica; si sa che dipingeva di certo nel 1336, a quell’anno risale il famoso Trittico facente parte prima del Museo Borgiano di Velletri ed ora conservato nel Museo Nazionale di Napoli. Fu fondatore di una vera e propria scuola pittorica che continuò ad operare a volte di padre in figlio, sino al 1500. Sul Trittico verso la meta del secolo scorso iniziano a nascere divergenze e lo storico d’arte Roberto Longhi (1890 - 1970) attribuisce il capolavoro a Taddeo Gaddi, rimanendo però con il mistero delle iniziali A. V.

     

    "Andrea Velletrano" - trittico, tempera su tavola 66 x 157 cm.
    In mezzo Madonna con Bambino e i santi: alla sua dx Pietro e Agostino, a sx Paolo e Antonio Abate, ai lati sulle ante, in alto: l’Angelo e l’Annunziata, in basso il battesimo di Gesù, e la deposizione dalla Croce. Vi si legge l’anno 1336 e il monogramma A. V.

     
 

Mastro Cola - Sempre nella prima metà del XIV sec. è vissuto il Cola, al quale è attribuito l’affresco dell’Abside di San Martino.
 

Pietro di Matteo - Giudice Palatino nel 1340, come da una pergamena nell’Archivio Capitolare di S. Maria in Via Lata in Roma.
 

Giovanni da Velletri (Velletri... - Firenze 1430) - Quasi sicuramente gli affreschi (1414) dell’Abside di San Clemente rinvenuti nel 1918 sono di questo pittore, molto è andato perso durante la II guerra. Il figlio Luciano esercitava in Velletri nel 1450.

     

    Affreschi dell’Abside di San Clemente

     
 

Luciano da Velletri (XV sec.) - Figlio di Giovanni, studiò a Siena alla scuola di Domenico Bartoli, tornò a Velletri intorno al 1440 e dipinse nella Cattedrale di San Clemente una pregevole Visitazione affrescando le pareti della Cappella Borgia vicino la sacrestia e l’Abside nella Cripta sotterranea.   VEDI  

     

    Affresco della Cripta della Cattedrale (maestro Luciano di Giovanni), l’intonaco mancante in quest’affresco dei Santi Eleuterio e Ponziano è stato ingoiato secoli fa dai malati: era ritenuto miracoloso, sciolto nell’acqua come oggi l’aspirina. La traslazione dei corpi dei Santi a Velletri e del 21 maggio 1254 donati da papa Gregorio IX

     
 

Antonio Petrica (XV sec.) - Acuto filosofo ed apprezzato medico prestò la sua opera alla corte di Mattia Corvino, Re d’Ungheria. Suo figlio Discoride, medico anch’esso, divenne archiatra di papa Leone X.
 

Lello da Velletri (XV sec.) - Operò per molti anni a Perugia, ed è noto soltanto per la firma in questo pentittico: "La Madonna col Bambino" è seduta su di un trono gotico fiancheggiato da due Angeli; nelle tavole ai lati i SS. Giovanni Battista, Agostino, Agata e Liberatore. Sotto il trono, un cartiglio con la scritta: LELLUS DE VELLETRO PINSIT.
In buono stato di conservazione; il colore è un po’ consumato nelle vesti degli Angeli, cioè sulle parti rilevate a tempera rosa sul fondo d’oro cesellato. La cornice, o meglio le cuspidi a gattoni sono originali; delle cinque terminazioni a dentello, le due alle estremità sono antiche, le altre di imitazione, come di restauro è la sottile cornice perimetrale ai fianchi e alla base; completamente dovuti ad un restauro anteriore al 1912. Un consolidamento della materia pittorica ed una leggera pulitura furono effettuati nel 1954. Eseguito per la Chiesa di S. Maria Novella degli Agostiniani di Perugia, detta poi di S. Benedetto dei Condotti, passò nella Chiesa di S. Agostino agli inizi del sec. XVIII, ora nella Pinacoteca Vannucci della stessa città.
Orsini B. fu il primo e l’unico degli eruditi locali a dare notizia dell’opera e della sua provenienza; egli vide anche la predella, ora perduta, ma già a quei tempi in stato di rovina, della quale descrive due specchi, uno con la Crocefissione e l’altro con il martirio di S. Sebastiano, ambedue su fondo d’oro, mentre le altre tavolette erano illeggibili. Fra il 1930 ed il 1954 il pentittico fu dato in deposito alla chiesa di Sant’Agata in Perugia, dove ora vi è una copia. Il Cavalcaselle, il Calosso e lo Gnoli, storici del settottocento, datano questo polittico intorno al 1430, ma il Gamba ipotizza, secondo varie ricostruzioni, la datazione a un paio di decenni prima.

     

    Pentittico di Lello da Velletri

     
 

Antonio Mancinelli (Velletri 1451 - 1505) - Maestro di Retorica in varie città e nell’Università romana e veneziana nonché autore di molte edite opere, poeta e celebre umanista si distinse tra i letterati del suo tempo. Frequentò l’università di Perugia, dove si laureò in legge, e l’università medicea di Pisa, all’Università di Padova ottenne la laurea in medicina.
Nel 1473 ebbe il primo incarico di docente della sua città natale e qui cominciò ad elaborare testi originali per l’insegnamento della lingua latina, poi insegnò a Roma, Venezia, Sermoneta, Fano.
Il suo sistema di insegnamento viene ricordato dagli studiosi successivi che sottolineano anche le felici intuizioni del suo studio sul latino. I suoi numerosi scritti, stampati in Italia ed all’estero, gli procurarono l’insegnamento nell’Università di Roma ove tenne la cattedra per molti anni.
L’umanista veliterno si spense improvvisamente, probabilmente a Roma, agli inizi del 1505 all’età di cinquantatre anni. Le sue ossa furono poi traslate nella chiesa veliterna di San Francesco, dove una lapide lo avrebbe ricordato ai posteri fino agli inizi del XVIII secolo, quando lavori di profonda ristrutturazione ne dispersero anche l’ultima simbolica memoria.
All’illustre cittadino la Città gli ha dedicato una strada ed il Liceo Classico, il ritratto presentato è realizzato nel 1783 da Johan Brun. La biblioteca di Velletri conserva alcune delle sue opere più importanti.

     

    Antonio Mancinelli

     
 

Serafino da Velletri (+1490 c.) - Procuratore Generale degli Agostiniani nel 1480 circa.
 

Battaglia di Campomorto (1482) - Le nostre “cronache”, tipo quella di Ascanio Landi (. . . guidorno l’esercito per luoghi incolti . . .), riportano i nomi dei sei capitani veliterni che si offrirono da guida per i sentieri delle paludi, portando alla vittoria le truppe pontificie: Santo Santocchia, Francesco Nuticola, Innocenzo Salvati, Ostilio Favale, Giuseppe Scevola, e Giovanni Lerice, quest’ultimo fu in seguito uno dei veliterni che aiutò la fuga del cardinale Cesare Borgia da Velletri nel 1495, dalle grinfie di Carlo VIII di Valois, rischiando di far mettere la città a ferro e fuoco.
 

Giovanni Di Cola - Fu maestro organista nella Cappella della Cattedrale dal 1518 al 1522, da ciò si deduce che a Velletri già dalla fine del 1400 si coltivava l’arte musicale religiosa, e poi nel 1823 a seguito della creazione dell’Accademia Filarmonica volsca, la musica si estese anche nelle sale del palazzo Comunale (sala Tersicore), in quelle dell’aristocrazia e in Piazza Cairoli con il palco fisso.
 

Antonio Bragaccio (+1520) - Arruolatosi nell’esercito che si opponeva all’avanzata turca in Ungheria mentre era a guardia delle munizioni, per impedire che i soldati della mezzaluna si impadronissero della Santa Barbara, dopo aver fatto allontanare i commilitoni, Antonio muore eroicamente nella Fortezza di Tatta sul Danubio ad est di Vienna: con animo sereno e mano ferma dette fuoco alla polveriera "settecento Turchi caddero per mano di un solo" immolando così la sua vita in nome dell’ideale che lo aveva spinto a prendere le armi.
 

Ascanio Landi (1527 - 1607) - Medico, filosofo e letterato insigne scrisse il Compendio delle Cose della Città di Velletri prima storia della nostra città rimasta manoscritta sino al 1985 quando è stata stampata nei «Quaderni della Biblioteca Comunale» a cura di M.T. Bonadonna Russo.
 

Sallustio Viscanti (n. 1530) - Sacerdote e Umanista, svolti uffici per importanti personaggi tra cui il Cardinal Moroni in Roma e fuori e anche Vicario d’Albano, nel 1569 è coinvolto nel processo al celebre Nicolò Franco per degli scritti contro dei Papi, per la qual cosa è torturato dall’Inquisizione. Nel 1565 dà alla stampa, con sua premessa, la sua traduzione dal latino d’un 400esco trattato sulla peste del medico ascolano Saladino Ferro e suoi inediti versi sono conservati nella Biblioteca Forteguerriana di Pistoia.
 

Aristotele Specchi (1540 - 1606) - Studiò alla scuola del pittore romano Antonio da Colle Fiorentino e lo aiutò a portare a termine importanti lavori, con piena soddisfazione del maestro. Nessuna delle opere che questo nostro valente artista eseguì in Velletri: Sant’Antonio da Padova nella chiesa di S. Francesco, la cappella del Rosario nella Cattedrale ed il Gonfalone per la Confraternita della Concezione è giunta sino a noi.
 

Tullio Toruzzi (XVI sec.) - Giovanissimo comandante della milizia cittadina fece parte del drappello di 50 soldati che Velletri inviò alla Lega Santa promossa da papa Pio V per la spedizione armata contro i turchi. Agli ordini del grande Marcantonio Colonna ebbe l’onore di comandare la galera pontificia San Giovanni partecipando alla battaglia di Lepanto il 7 ottobre 1571, dove fece atti valorosi, e sostenne il combattimento senza arrendersi mai, finché vi trovò gloriosa morte. Nella stessa battaglia si trovava anche Andrea Toruzzi che ebbe la ventura di tornare in patria e raccontare le gesta, mentre un altro componente della famiglia un certo Cesare Toruzzi facente parte della spedizione dei 50, vi morì.
 

Filandro Coluzzi (XVI sec. +1627) - Medico e filosofo, alternò l’insegnamento nella Cattedra di Logica ed in quella di Medicina nell’università di Roma. Divenne protomedico dello Stato della Chiesa e scrisse numerose opere riguardanti vari campi della medicina.
 

Ruggero Giovannelli (1560 - Roma 1625) - Musicista insigne, seguace fedele del Palestrina e solo a questi inferiore. Dopo essere stato maestro della cappella musicale di San Luigi dei Francesi a Roma, nel Collegio Germanico/Ungarico (annesso alla cappella musicale di Santa Apollinare), nella Cappella Giulia di San Pietro in Vaticano, e cantore della Cappella Sistina, che gli valse il beneficio di "continuo commensale del Papa", moriva l’8 gennaio 1625 in Borgo Pio nella sua casa, e sepolto nella chiesa di Santa Marta dietro la Tribunale di San Pietro.  DISCHI 
Nessuna memoria si rinviene in tale chiesa di questo "musico ecce llentissimo, e forse il primo del suo tempo come apertamente dimostrano le sue graditissime opere date alle stampe", così come viene ricordato dal Theoli nel suo Teatro Istorico di Velletri; nessuna monografia lo ricorda pur essendo considerato uno dei maggiori compositori "per grandiosità di stile, finitezza di sviluppo, vivacità ritmica e genialità d’impasti vocali". Sotto in un disegno di James Caldwall.

     

    Ruggero (Ruggiero) Giovannelli

     
 

Eugenio Fabrini (+1580) - Provinciale degli Agostiniani nelle Marche e Confessore del Cardinal Guido Ferreri, nel 1561 scrive e poi legge un’orazione al Concilio Tridentino poi edita.
 

Girolamo Salimei - Priore Comunale, è Ambasciatore di Papa Paolo III nel 1540.
 

Silvio Calcio (Calci, Calice) (Velletri 1590 circa) - Detto Silvio Velletrano scultore attivo a Roma almeno dal 1610 al 1650 dove risiedeva, citato da Theuli "Silvio Calice nuovo inventore di simile artificio e persona rara nel nostro secolo". citato da Ettore Novelli che lo annoverava tra i migliori artisti nati a Velletri.
Fu protagonista indiscusso della produzione romana di oggetti sia di porfido sia di altri marmi pregiati, lavorò marmi per le famiglie Borghese, Pamphilj e Giustiniani, le sue opere arrivarono addirittura alla corte del Re Sole a Versailles.
Forse già impegnato nel 1610 nella lavorazione dei travertini per la facciata della basilica vaticana, partecipò ai lavori in porfido nel Battistero Costantiniano detto anche San Giovanni in Fonte da ottobre a novembre 1632, nel 1635 realizza il rilievo marmoreo raffigurante l’estasi di S. Maria Maddalena e posto nella Basilica a questa dedicata in St. Maximin in Provenza; nel 1638 fu incaricato dai Borghese, ai quali nel 1624 aveva venduto due vasi di alabastro, di scolpire una coppia di vasi di marmo nero del belgio, con disegno di serpenti annodati ideato dall’Algardi, ed altri due vasi con le protomi d’aquila che alludono allo stemma della famiglia.
Tre vasi vennero acquistati nel 1646 presso Silvio Calice dai Pamphilj oggi nella Galleria Doria e negli appartamenti privati. Fu attivo almeno fino al 1650.

     

 

Marzio Ginnetti (1585 - 1671) - è il personaggio più insigne dell’epoca, nato a Velletri da Giovanni Battista e da Olimpia Ponzianelli il 6 aprile 1585 di ricca famiglia ma non nobile, studiò con i più celebri Maestri nel Collegio Romano fece gran progresso nelle Lettere, nel diritto Civile, e Canonico, entrò nella carriera ecclesiastica e passò a vari gradi di Prelatura, dove ottenne da subito incarichi di grande importanza, furbo e dall’occhio lungo entrò nelle grazie del Cardinal Francesco Barberini nipote benvoluto di Urbano VIII (Maffeo Barberini).
Qui il Pontefice lo tenne in gran stima, che lo promosse alla porpora cardinalizia nel 1626, così da riconoscere solo la dipendenza della casata Barberini; il papa lo arricchì di molti benefici, lo fece Vicario del Papato a vita, Protettore di tutto l’ordine Carmelitano, e Presidente del Vescovato di Sabina. Lui rispose dando in tutte queste cariche gran saggio di sua integrità, dottrina, e prudenza.
Morto Urbano, intorno a Marzio si iniziò a fare il vuoto, presto si fecero apparire le sue inerzie, per tenerlo lontano da Roma gli fu ceduta la Legazione di Ferrara, dove lui continuò ad accumulare ricchezze e, poi quando tornò, il Cardinale Cappuccino gli pagò tutti i salari decorsi del vicariato da lui amministrato nell’assenza.
Iniziarono intorno a Marzio le malelingue, avendo dato anche ai suoi parenti molti posti di dignitari che non hanno saputo e potuto incivilire la sua rustica natura: “Il Cardinale non è molto dotto, benché si sia grandemente affaticato nello studiare”. I Barberini non lo aiutarono in Conclave anzi lo ostacolarono, sapendo bene che era un soggetto Papabile: “...non gode d’alcuna aura nel sacro collegio, è in quanto all’età, oggi non si mira allo soggetto, m’alli parenti che hanno intorno”.
Dei 4 Conclavi a cui partecipò, percepì pochissimi voti, il nepotismo era compatto.
Morì nella città eterna nel 1671 e fu sepolto nella chiesa di Sant’Andrea della Valle.
Qui è in un ritratto dell’incisore Ottavio Leoni (1578-1630).

     

    Cardinale Marzio Ginnetti

     
 

Marco Tullio Montagna (1594 - Roma 1649) - Affermato pittore del Seicento nato a Velletri intorno al 1594 da Lucantonio e Vittoria.
Si trasferì a Roma dove sposò nel 1616 Caterina di Giovan Battista Verri con la quale ebbe sette figli.
Stimato pittore nel 1640 fu associato alla Congregazione dei Virtuosi del Panteon. Fu un affermato caposcuola come riporta nei suoi scritti Ludovico Rossetti che frequentò la sua bottega per apprendere la tecnica dell’affresco.
Alcune sue opere che si conoscono:
Nel 1618 dipinse alcune Sante nella Basilica di Sant’Agnese fuori le mura.
Nel 1620 affrescò la cupola del Mausoleo di Santa Costanza.
Nel 1624 dipinse dei paesaggi negli alloggiamenti di 5 finestre nella Galleria di palazzo Mattei.
Nel 1627 realizzò due affreschi nella sacrestia di San Sebastiano fuori le mura.
Nel 1631 dipinse tre stanze nella villa Arrigoni a Frascati; la volta della sacrestia di San Giuseppe dei Falegnami; e nella cappella Veralli in Sant’Agostino i due Giovanni, il Battista e l’Evangelista.
Nel 1632 dipinse le pareti e il soffitto della chiesa di Ss. Cosma e Damiano.
Nel 1634 (con Simone Lagi) dipinse al Quirinale vedute ed episodi del pontificato di Urbano VIII.
Nel 1637 sempre con l’amico Simone dipinse tre stanze dell’appartamento vaticano di Giulio III.
Nel 1639 decorò le pareti e la volta della chiesa della Santissima Annunziata.
Nel 1645 abbellì le lunette e la cupola nella cappella Paolini in S. Maria degli Angeli a Montopoli.
Nel 1649 non riuscì a portare a termine la volta del salone del palazzo Colonna per la sopraggiunta morte nel mese di giugno.   OPERE  

     

    Eterno e Santi - Chiesa di S. Sebastiano in Via Appia - Roma

     
 

Bonaventura Theoli (1596 - 1670) - Teologo, insegne letterato, storico. Di umili origini ma di grande intelligenza unita ad un efficace studio ottenne nell’ordine francescano, nel quale faceva parte, la nomina di arcivescovo di Mira. Nel 1644 pubblicò il Teatro Historico di Velletri, opera che sebbene risenta le manchevolezze del tempo in cui venne scritta, è tuttavia preziosa per la densità di notizie che fornisce, che prima di lui nessuno aveva fatto ricerche. Dottore in teologia e fondatore dell’Accademia degli Estinti.

     

    Fra’ Bonaventura Theoli

     
 

Francesco Coluzzi (XVII sec.) - dei Coluzzi di Velletri (1570 c. - 1624), medico del Cardinale Francesco Barberini, Professore di Logica e Medicina nel 1619 in Roma nell’Archiliceo La Sapienza.
Nel 1617 venne chiamato dalla zio Filandro Coluzzi a sostituirlo nella Cattedra di Medicina dell’Università romana divenendo medico personale di papa Urbano VIII (Maffeo Vincenzo Barberini zio del Cardinale Francesco) e la carica di Protomedico dello Stato Pontificio. Percepiva 60 piastre d’oro all’anno come titolare della Cattedra di Logica e Medicina.

     

    Dott. Francesco Coluzzi

     
 

Elia Borghi - Carmelitano del XVIII secolo, è autore dell’opera in 24 canti "La perfidia giudaica convinta", fu condannata dalla Sagra Scrittura, conservata manoscritta nella Biblioteca Ariostea di Ferrara.
 

Virginia Vezzi (o Da Vezzo)(Velletri 1601 - Parigi 1638) - Il padre Pompeo, trasferitosi con la sua famiglia a Velletri per motivi di lavoro, intuita l’inclinazione della figlia Virginia per la pittura, l’assecondò facendole seguire gli studi presso i più apprezzati maestri del tempo dai quali questa apprese ogni segreto di quell’arte. Il pittore Simon Vouet (Parigi, 1590-1649), valente restauratore e pittore di Corte sotto Luigi XIII, trovandosi a Roma volle conoscerla e nel 1626 la sposò portandola con sé a Parigi dove rimase sino alla morte; coltivò la sua arte presso la Corte, in presenza di Maria de’ Medici e del cardinale Richelieu". Abile soprattutto nell’intarsio e nella miniatura si conosce di lei l’olio "Giuditta con la testa di Oleferne", oltre all’autoritratto ma molti altri suoi quadri «corrono sotto il nome del marito che essa spesso aiutava nelle sue opere».

    "Giuditta" olio su tela 98 x 74 cm
    Dipinto rintelato ed il colore è
    stabile, un piccolo graffio di
    5 mm sul collo della figura.
    Coll.BusiriVici Roma, fino al ’92

    "Virginia Vezzi"
    ( o Da Vezzo )
    Il ritratto a disegno di
    C. Mellan è una copia da
    l’autoritratto di Virginia.

 

Camillo Andriani (Fivizzano 1610 - Velletri 1687) - Cavaliere di S. Stefano, è pittore allievo di Guido Reni ed è forse suo il dipinto della Maddalena nell’Oratorio di Volterra così come altri non firmati nella sua città. Trasferitosi in Velletri, vi copre la carica di Priore Comunale. Camillo è nipote omonimo del Vescovo Suffraganeo di Velletri e padre del Gian Battista scrittore. L’Adorazione di San Geraldo (foto sotto), dipinto da Camillo intorno al 1650, era nel vecchio palazzo comunale ha ora come ora un’ubicazione sconosciuta.

     

    Adorazione di S. Geraldo

     

    Camillo Andriani

 

Giancarlo Antonelli senior (1611-1694) - Appartenente ad una delle più antiche famiglie veliterne della quale si ha memoria e che dette alla patria nomi illustri.
Giovanni Carlo nasce a Velletri il 3 febbraio 1611, conseguì giovanissimo le lauree sia in teologia che giurisprudenza in utroque jure all’Università di Roma.
Esperto giurista, pubblicò le opere De Regimine Ecclesiae Episcopalis (1650), De Tempore Legali, De Juribus & Oneribus Clericorum, De Loco Legali. Fu ordinato sacerdote il 29 luglio 1635 e la sua carriera ecclesiastica iniziò nella sua città natale, della cui cattedrale fu Canonico, quindi Canonico Teologo ed infine Arciprete, che prevedeva il privilegio di fregiarsi dello stemma vescovile ma al quale rinunciò nel 1657. Fu membro dell’Arcadia e venne eletto uno dei Dodici; fu il primo Dittatore della Società Letteraria Volsca.
Il cardinale Gaspar de Borja y Velasco, vescovo di Albano, lo nominò suo Vicario Generale: Antonelli vi tenne un sinodo con risultati egregi. Esercitò la stessa carica a Velletri insieme a quella di Vice Governatore per conto del cardinale Francesco Barberini, Decano del Sacro Collegio e vescovo di Ostia e Velletri, durante una delle pestilenze più luttuose. Fu Vicario Generale anche a Gubbio, durante l’episcopato del celebre canonista Alessandro Sperelli.
Monsignor Antonelli fu il primo ad essere promosso vescovo da papa Innocenzo XI, che l’11 gennaio 1677 lo destinò a Ferentino, diocesi che guidò per 17 anni. In quella città promosse la costruzione della chiesa delle Clarisse e la cappella di San Geraldo con giuspatronato della sua famiglia nella cattedrale.
Il suo capolavoro fu il locale Seminario, nel quale fissò la sua residenza e in cui morì il 20 aprile 1694.
Venne sepolto sobriamente presso la controfacciata della cattedrale di Ferentino, con elogio funebre e busto in marmo. Nel 1697, il Senato veliterno fece realizzare una targa in memoria di monsignor Antonelli, che fu collocata nella Sala dell Lapidi del Palazzo Comunale. Un cenotafio in sua memoria, con busto in marmo e iscrizione, venne eretto nel 1701 anche nella cattedrale di Velletri per volontà dei suoi nipoti Antonio e Saverio Antonelli. Scrisse importanti opere giuridico/canoniche. Qui è in un ritratto di Hubert Vincent.
Suo nipote Antonio Antonelli fu vescovo di Urbania. - (Luca Leoni) -

     

    Giancarlo Antonelli senior

     
 

Giuseppe Bassi (XVII sec.) - Nel 1631 stampò a Roma per lo Grignano il conciso ma esauriente volumetto intitolato "Descrittione della città di Velletri" impreziosito da una pregevole pianta prospettica della città incisa su rame da G. Lauro.
 

Giovanni Francesco Ginnetti (Gianfrancesco Ginetti, Roma, 12 dicembre 1626 – 18 settembre 1691) è stato un cardinale e arcivescovo cattolico italiano. Nato a Roma da una famiglia originaria di Velletri, era nipote del più noto cardinale Marzio Ginetti (1585-1681). Fu creato cardinale da Papa Innocenzo XI il 1° luglio del 1681. Fu nominato da Alessandro VII referendario del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, successivamente sergente maggiore dell’Esercito Pontificio e quindi Tesoriere generale della Camera Apostolica, nonché vicegovernatore di Castel Sant'Angelo. Partecipò a due conclavi. Morì di colera il 18 settembre 1691, quando aveva 65 anni, dopo solo dieci anni di cardinalato; fu sepolto nella basilica di Sant’Andrea della Valle nella cappella di famiglia, di fronte a suo zio, cardinale Marzio Ginetti.

     

    Cardinale Giovanni Francesco Ginnetti

     
 

Gianpaolo Ginnetti (1630 - 1707) - Monsignore, fratello del Cardinal Giovanni Francesco, è Prelato in Roma quale Abbreviatore del Parco Maggiore e Votante delle Segnature.
 

Antonio Blasi (1646 - 1732) - Fece parte della spedizione di soldati reclutati a Velletri per la guerra contro i turchi che avevano invaso l’Ungheria; il 12 settembre 1683 partecipò alla battaglia in cui il generale Sobieski difese Vienna liberandola dall’assedio dei turchi; il valoroso veliterno si batté eroicamente riuscendo a strappare ai nemici la bandiera su cui sono scritti in arabo due versetti del Corano che recitano:
Dà la buona novella ai Credenti, o Maometto, Noi vinciamo per te una vittoria splendida. Questo vessillo detto SANGIACCO conservato nella chiesa di S. Clemente insiemi alla sua copia non è stato mai restituito alla Turchia come si dice normalmente.    VEDI   

     

    La bandiera turca (il dritto) anni fa era esposto nella Cappella della Madonna delle Grazie

     
 

Bernardino da Velletri (+1656) - Osservante, studia in Francia dove diviene Predicatore e tornato muore in Nettuno assistendo gli appestati.
 

Andrea da Velletri (+1661) - Francescano Osservante, è Esorcista spesso chiamato dalle autorità ecclesiastiche ma anche avverso al popolo che riteneva i suoi esorcismi causa di tempeste e grandine che devastavano le vigne.
 

Gianbattista Andriani (1646-1723) - Figlio del pittore Camillo stabilitosi in Velletri dove l’omonimo zio è Vescovo Suffraganeo, è tra i maggiori scrittori in ambito romano del suo tempo, con opere anche per musica edite e manoscritte e in rapporti con personaggi quali Cristina di Svezia e Giacomo d’Inghilterra. Qui è in un’immagine di Hubert Vincent su disegno di Girolamo Pesci.
 

Giancarlo Antonelli junior (Velletri, fine XVII sec.) - Umanista e fondatore della "Società letteraria Volsca". Uditore di nunziatura a Colonia. Nel 1752 divenne vescovo di Dioclia e Suffraganeo di Velletri.
 

Alessandro Borgia (arcivescovo)(1682 - Fermo 1764) - Alessandro nacque in una famiglia patrizia di Velletri, imparentata solo alla lontana con i più noti Borgia. Il padre Clemente Erminio e la madre Cecilia Carboni. Studiò a Roma laureandosi alla"Sapi utroque iure" nel 1705.
Nel 1706 seguì a Colonia Mons. Bussi in qualità di segretario della legazione, succedendogli come nunzio dopo la promozione del Bussi a cardinale (1712), rimanendo a Colonia. Ritornato a Roma il 30 maggio 1714, fu nominato protonotaro apostolico e, nel mese di ottobre, governatore di Assisi.
Ordinato sacerdote il 21 dicembre 1715, il 4 settembre 1716 divenne vescovo di Nocera Umbra. Nel 1719 fu invitato ad assumere l’incarico di Legato Papale in Cina, ma preoccupato dai contrasti esistenti preferì restare in Italia. Il 20 novembre 1724 venne nominato dal nuovo papa Benedetto XIII arcivescovo di Fermo, carica che mantenne fino al termine della sua vita. Non fu mai Cardinale.
Al titolo arcivescovile fermano era congiunto quello di principe della città; durante la sua guida, anche l’università fermana recuperò in prestigio.
Si deve a lui la costituzione dell’archivio diocesano di Fermo nel quale, fra il 1728 e il 1730, fece raccogliere gli antichi documenti di pertinenza della diocesi. Tra i suoi molteplici scritti, che spaziavano dalla letteratura alla storia, dalla poesia al diritto, va ricordata la ponderosa Istoria della chiesa e città di Velletri, il cui solo limite è secondo le sue parole "non essersi egli voluto approfondire nella parte storica civile, a preferenza di quella ecclesiastica". L’amore per la cultura venne trasmesso al nipote, il Cardinale Stefano Borgia futuro creatore del Museo Borgiano. Stefano all’età di nove anni venne affidato dai suoi genitori alle cure dello zio Alessandro, alla morte del quale ne curerà gli scritti.

     

    Madre della Misericordia
    donata nel 1743 alla chiesa di San Martino a Grottammare (AP) dall’arcivescovo di Fermo Alessandro Borgia

     
 

Geraldo di Santa Caterina (Velletri 1702 - 1775) - Carmelitano Scalzo, è Priore del Convento di Perugia, Predicatore e Missionario.
 

Nicola Giansimoni (Velletri 1730 ca. - Roma 1800 ca.) - Valente architetto si trasferì da giovane a Roma raggiungendo ben presto una tale notorietà da ottenere il prestigioso incarico di completare la costruzione del palazzo Vidoni, vicino Sant’Andrea della Valle, opera di Raffaele a cui "con fine criterio artistico vi aggiunse un proporzionato attico che rese al famoso palazzo il risalto di tutte le sue bellezze". A Cori (in provincia di Roma) il Giansimoni disegnò l’Oratorio del Beato Tonmnaso; a Velletri progettò nel 1771 la chiesa di S. Pietro e Bartolomeo. L’anno successivo realizzò la chiesa dei conti Antonelli nella loro villa a Morice e nel 1778 la chiesa parrocchiale di S. Martino; venne nominato architetto del Comune e diresse il completamente dei secondo piano del palazzo comunale.
 

Stefano Borgia (Velletri 1731 - Lione 1804) - Letterato, orientalista, archeologo e munifico mecenate dopo che nel 1798, nei burrascosi tempi repubblicani, era stato imprigionato, venne nominato da Pio VI cardinale e morì nel mentre accompagnava Pio VII che si recava a Parigi per incoronare Napoleone. Autore della Storia di Benevento nello Stato della Chiesa. Va ricordato per aver fondato il Museo che porta il suo nome «il più ricco che abbia mai appartenuto ad un privato» e nel quale profuse ogni suo sforzo e tutte le sue sostanze, ricco di reperti romani, egiziani ed etruschi, dove da tutta Europa accorrevano letterati ed archeologi per visitarlo.  MUSEO 
Il 25 ottobre del 1815 questo Museo venne venduto dai discendenti dei Borgia alla reale casa dei Borboni di Napoli.

     

    Cardinale Stefano Borgia

     
 

Luigi Baldassare Salvatore Antonio Salimei (Velletri, Stato Pontificio il 13-8-1736 - Roma 28-12-1817) - Scultore, secondo figlio del conte veliterno Giov. Battista Salimei e della nobile romana Nicoletta Jozzi, suoi fratelli Vincenzo Cavaliere di Guardia Pontificia più i Tenenti di Corazze Giovanni e Raimondo Consiglieri in Velletri.
La famiglia nel 1741 si trasferisce a Roma nella residenza materna in via D'Ascanio n. 31, dove riceverà un'educazione nobiliare insieme ad altri sette fratelli, nessuno dei quali però, oltre a Luigi, si volgerà verso la carriera artistica, intraprendendo invece attività pubblica nel comune natìo, attività a cui lo stesso scultore si dedicherà solo dopo aver riposto gli attrezzi, ricevendo dal comune medesimo un attestato di nobiltà nel 1793, dove veniva ribadito e sottolineato il ruolo dell'intero casato Salimei nella città e assumendo il ruolo di Consigliere Comunale dal 1807 al 1809, ed ancora dal 1814 al 1817.
Per tutto il corso della vita si era dedicato alla carriera artistica, nel 1760 disegna il sepolcro Cardinale Joachim Portocarrero posto Chiesa di Santa Maria del Priorato, inizierà a scolpire solo nel 1775 e concentrandosi esclusivamente nel cantiere Borghese, dove fu tra i più stretti collaboratori dello scultore Pacetti dal 1778 sino al 1794; nel 1778 scolpì Nettuno e vulcano e Mercurio e Giove, nella galleria degli imperatori. Nel 1786 rielabora le statue poste sopra il Tempio di Esculapio in Villa Borghese.
Nel 1791 il Salimei si occupò di scolpire le teste e il busto dei Cavalli Marini di villa Borghese (foto), nel 1793 scolpì il Leone posto come Mostra dell'Aqua Felix in Villa Borghese. Nessuno dei sei figli che lo scultore ebbe dal matrimonio con la nobildonna romana Orsola Amadei nel 1767, decise di seguire le orme paterne.
Fu nella residenza del nuovo palazzo Salimei in via De Coronari n. 31, dove la famiglia si trasferì nel 1810, che Luigi morì all'età di 81 anni il 28 dicembre 1817, fu seppellito nella tomba di famiglia in S. Agostino.

     

     
 

Alberto Maria Scifoni (1720 c. - 1770 c.) - Frate domenicano dell’Ordine dei Predicatori, inviato dalla Congregazione di Propaganda Fide in Cina nel 1743. Alberto Maria Scifoni, che si definisce "velletrano", rimase in quel remoto e immenso paese per oltre quattro anni, mentre se consideriamo anche il periodo del viaggio, dalla sua partenza da Roma al ritorno in questa città trascorsero sei anni; nel documento che ha lasciato descrive questa sua esperienza.

-- San Miniato 1 aprile 1759 (testimonianza autografa di fra Alberto Maria Scifoni)
«Io infrascritto attesto e fo fede qualmente fr. Antonio Dominici eremita vicino a Porta Angelica di Roma, fu da me vestito coll'abito di terziario domenicano il dì 5 di aprile dell'anno 1753, e gli fu imposto nome fr. Vincenzo, occorrendo in tal giorno la festa del nostro san Vincenzo Ferreri, nel nostro vicariato di Monte Mario, presenti i padri di detto vicariato. In fede. In San Iacopo di Samminiato, questo dì, primo aprile 1759. Fr. Alberto Maria Scifoni, maestro, propria mano»
(Fiesole, Arch. del convento San Domenico, 1: Libro de' novizi e figlioli di San Domenico di Fiesole, p. 227). --

Inutile dire che il racconto, inedito, le lettere e gli appunti, rivestono un grande interesse tenendo presente il periodo in cui furono scritti. Il cognome "Scifoni" è conosciuto in Velletri da antica data ed è ancor oggi presente fra i suoi abitanti. Alberto Maria affrontò questa importante avventura della sua vita di missionario sorretto dalla fede che gli fu guida nelle avversità e nei pericoli incontrati nel periodo della sua missione.

     

    Ragguaglio del viaggio fatto dal P. L.ne Fr. Alberto Maria Scifoni Velletrano Dell’Ordine dè Predicatori Inviato dalla Sacra Congregazione dè ProPaganda Fide Missionario Apostolico alla Cina nell’anno 1743, col suo ritorno a Roma nell’anno 1749. E dal medesimo Padre donato alla pubblica Libreria di Palazzo in Velletri sua Patria.

     
 

Andrea Nicoletti (Velletri, Stato Pontificio 1758 - 1850) - Appena undicenne seguì il padre nell’esercito Cisalpino come tamburino percorrendo tutti i gradi militari: sergente a 18 anni, sottufficiale a 23, tenente a 25 nel 5° Reggimento di fanteria italiana agli ordini di Napoleone I. Nel 1817, caduto Napoleone, riprese la carriera militare nel reggimento dei Carabinieri pontifici divenendo ben presto capitano. Nella sua avventurosa vita militare partecipò a 12 campagne e sei assedi, subì tre ferite e la perdita di un braccio e fu fatto prigioniero due volte. Fu decorato con una medaglia d’oro e una d’argento, venne nominato cavaliere della Corona Ferrea e dell’Ordine di San Gregorio.
 

Maria Rosa Coccia (1759-1833) - Musicista d’ingegno prematuro, a soli 8 anni già conosceva tutte le chiavi musicali e solfeggiava a prima lettura. è ricordata per un Magnificat a quattro voci e organo ed un Dixit dominus a otto parti. Prima donna ammessa all’Accademia di Santa Cecilia, presente nel Dizionario biografico degli italiani. Qui è ritratta da Nicolò Mogalli su disegno di Giandomenico Porta.

     

    Maria Rosa Coccia

     
 

Giuseppe Bartoli (1764-1824) - Vicario Generale dei Carmelitani e Penitenziere in San Pietro, legge omelie davanti al Papa e sostiene cause di beatificazione. Il ritratto è nella centrale dell’Ordine.

     

    Giuseppe Bartoli

     
 

Francesco Antonelli (1769-1835) - Ricoprì molte cariche, tra le quali ProViceGovernatore e ProVicario Generale, è Governatore di Campomorto poi Segretario Generale del Ministero dell’Interno e Maire di Velletri.
 

Pietro Pellicani (177..-1837) - Sacerdote in Roma dov’è Canonico in Santa Maria Martyres ed anche Esaminatore del Clero romano, Qualificatore del Sant’Offizio e Consultore di Propaganda Fide, nonché Censore dell’Accademia Teologica.
 

Vincenzo Prosperi (1777-1858) - Sottotenente delle Truppe di Linea Pontificie, è anche Capitano della Prima Compagnia del Primo Reggimento della Provincia di Marittima e Campagna.
 

Gioacchino e Giuseppe da Velletri (1778-1838 e 1797-1860) - Ministri Provinciali dei Francescani Osservanti, il secondo sostituisce il primo nella carica di Consultore d’Indulgenze e Sacre Reliquie. Giuseppe è anche Confessore e Vicario Provinciale.
 

Luigi Cardinali (Velletri, Stato Pontificio 1783 - Roma 1861) - Nato a Velletri il 6 agosto 1783 da Domenico Antonio e da Anna Maria Barberi, compì i primi studi frequentando le scuole pubbliche ed il collegio dei padri della Dottrina Cristiana. Passò quindi nel seminario vescovile. Avviato dai suoi maestri allo studio della filosofia e delle lettere classiche ed iniziava da sé a quello della fisica, industriandosi in sperimentazioni che i pochi mezzi a disposizione gli consentivano. Letterato, storico, archeologo e appassionato bibliofilo, collezionò migliaia di volumi, notizie e memorie riguardanti Velletri, raccolta che dopo la sua morte venne acquisita dalla Biblioteca comunale. Scrisse una infinità di lavori storico archeologici dedicati alla nostra città conservando così quel patrimonio artistico/letterario che l’ingiuria dei tempi andava sottraendo giorno dopo giorno a tutti noi; fu segretario dell’Accademia letteraria ed archeologica Volsca e amministratore della Provincia. Diplomatico accorto ed abile svolse, su incarico del Governo pontificio, delicate quanto proficue missioni in Russia, Vienna, Berlino e Parigi.

     

    Luigi Cardinali

     
 

Alessandro Ponziano Borgia (Velletri, Stato Pontificio 30 ottobre 1783 – Roma, 13 gennaio 1872) fu il capo del Sovrano Militare Ordine di Malta come Luogotenente di Gran Maestro dal febbraio 1865 fino alla morte nel palazzo magistrale a Roma il 13 gennaio 1872.
Fra' Alessandro Ponziano era il figlio minore del Cavaliere Giampaolo Borgia, del ramo dei Borgia della città di Velletri che era lontanamente imparentata con Papa Alessandro VI. Sua madre era la contessa Alcmena Baglioni-Malatesta, discendente della famiglia Baglioni che anticamente governava la città di Perugia. Lo zio, fratello minore di suo padre era il cardinale Stefano Borgia. Anche il fratello maggiore Cesare era membro del Sovrano Militare Ordine di Malta, e suo nipote Ettore Borgia era un politico italiano.
Alessandro fu iscritto a 4 anni come membro minorenne del Sovrano Militare Ordine di Malta, il 18 febbraio 1787. Nel 1802 prese i Voti ufficiali ed iniziò la professione di Cavaliere di Giustizia.
Nel 1818 si stabilì presso la sede dell'Ordine di Catania dove ricoprì l'incarico di Procuratore della Lingua d'Italia. Nel 1824 con altri cavalieri anziani dell'Ordine si trasferirono a Ferrara, dove lui prestò servizio come membro del Consiglio. Nel 1834 si occupò del trasferimento degli archivi e degli altri beni dell'Ordine da Ferrara a Roma, e qui si impegnò costantemente dell'ordine di tutto l'archivio generale della luogotenenza. Sotto il tenente Carlo Candida fu promosso al grado di Venerabile Balivo Cavaliere di Gran Croce.
All'indomani della morte del Luogotenente di Gran Maestro Fra' Filippo di Colloredo-Mels, avvenuta il 9 ottobre 1864, il Borgia ricevette una lettera dal Cardinale Segretario di Stato Giacomo Antonelli che lo autorizzava a ricoprire l'incarico di Luogotenente ad interim. Poi fu eletto Luogotenente di Gran Maestro il 27 febbraio 1865, e confermato dal Papa Pio IX con lettera apostolica.
Fra' Alessandro Ponziano Borgia morì a Palazzo Malta a Roma nel 1872.     -(Spunti tratti da: DBpedia)-

     

    Alessandro Ponziano Borgia

     
 

Vincenzo Alciati (1788 - 1848) - Nasce il 28 marzo, dal medico Gianbattista e Rosalia Bruni, segue il fratello Giuseppe l’anno dopo. (Il padre è anche Sergente di Fanteria di Velletri e nel Giurì nella Repubblica Romana di fine 700, lettore in Società letteraria Volsca, muote il 18 Apr. 1814 quasi settantenne). Giurista, è Difensore dei poveri in Tribunale nel 1813, quindi Giudice di Pace del Cantone di Segni l’anno dopo.
Nel mentre è dedito alla musica, quale Direttore di Sala e vocalista nonché Consigliere in Accademia filarmonica Volsca, è altresì nella Letteraria. Il 28 Sett. 1830, è in Commissione per la revoca dell’erbatico. Intanto, gli nascono Gianpaolo, Annibale (cancelliere di Cori) e Gianbattista (cancelliere di Legazione). Muore il 30 Marzo del 1848, è viene posto nella chiesa di San Lorenzo. In questo stesso anno, diviene Notaio il fratello Giuseppe e Governatore di Cesena, che a volte è scambiato per Vincenzo, e muore 15 anni dopo.
 

Clemente Cardinali (Velletri 1789 - 1839) - Fratello minore di Luigi fu un acuto critico letterario ma soprattutto un celebre archeologo di fama europea conteso dalle più importanti Accademie archeologiche che si onoravano di annoverarlo tra i propri soci a cominciare da quella Volsca che lo nominò prima segretario e poi direttore.
Scrisse una infinità di volumi, quasi tutti dedicati alla storia, alle antichità di Velletri ed alle epigrafi rinvenute nel suo territorio.
Fu il fondatore e primo direttore della Biblioteca comunale di Velletri. Tutti gli originali delle sue opere edite ed inedite sono conservati nella Biblioteca Angelica di Roma.
 

Mariano Astolfi (1790 - 1854) - Maestro della Cappella di San Lorenzo in Damaso dove scrisse diverse composizioni, quasi tutte inedite, molto apprezzate «per la chiarezza, l’elevatezza dei concetti e la condotta seria e melodica». Unico del suo tempo che sapesse leggere ed interpretare le antiche scritture musicali, venne prescelto per dare il soggetto di una fuga al grande Felix Mendelssohn venuto a Roma per dare una improvvisazione sull’organo e l’Astolfi gli dette come tema una cantilena popolare usata dai venditori ambulanti romani.
 

Luigi da Velletri (Velletri 1792 - 1849) - Francescano Cappuccino e Predicatore, è Segretario Provinciale dell’Ordine e Esaminatore dei Novizi.
 

Isidoro da Velletri (Velletri 1794 - 1863) - Predicatore nei Cappuccini, assiste i colerosi in Albano. Il suo scheletro è esposto nel Convento romano in via Veneto.
 

Cherubino da Velletri (Velletri 1802 - 1837) - Cappuccino, Lettore nei Conventi di Subiaco e Roma, muore assistendo i colerosi nella Capitale.
 

Felice e Carlo Cicaterri (Velletri 1804 - 1873 e 1817 - 1895) - Gesuiti, insegnarono Umanità in città italiane e statunitensi. Carlo fu anche Preside dei Collegi di Vienna e Santa Clara (USA), Felice insegnò anche matematica in Montreal.
 

Vincenzo Folignoli - Medico, nel 1816 è eletto Assistente Capo nello Arciospedale romano di Santo Spirito in Sassia.
 

Domenico Pietromarchi (1820-1894) - Nato a Velletri il 1° giugno 1820. Preconizzato il 31 marzo 1875, e Vescovo di Anagni fino alla morte.

     

    Mons. Domenico Pietromarchi

     
 

Colomba Antonietti (Bastia PG 1828 - Roma 1849) - Figlia del fornaio Michele e di Diana Trabalza, si trasferì giovane con la famiglia a Foligno. Qui, appena quindicenne conobbe il conte Luigi Porzi, cadetto delle truppe pontificie, scambiandosi la promessa di matrimonio, come rivelerà Porzi molti anni dopo. Ma, il diverso ceto delle due famiglie (nobile quella di Luigi, natia di Imola, borghese quella di Colomba) fece scoppiare lo scandalo, e il giovane fu trasferito a Senigallia.
Tuttavia 3 anni dopo nella Chiesa della Misericordia di Foligno, all'una di notte del 13 dicembre 1846 Colomba sposò Luigi. Al rito erano assenti tutti i parenti, con eccezione del fratello di lei, Feliciano.
Colomba e Luigi ragiunsero Roma, lui da tenente, e nel 1848 aderì alla Repubblica Romana, Colomba per combattere al suo fianco, si tagliò i capelli e vestì l'uniforme da bersagliere.
Seguì il marito ufficiale dell'esercito pontificio, dividendone fatica e pericoli, affrontò le truppe borboniche nella "Battaglia di Velletri" (19 maggio 1849) dimostrando coraggio, valore ed intelligenza, tanto da meritarsi l’elogio di Giuseppe Garibaldi.
Di lei è scritto: "...giovinetta di 21 anni di cuore generosissimo, di sentimenti altamente italiani, pugnò come uomo, anzi come eroe, nella Battaglia di Velletri".
A Roma, si impegnò nel soccorso dei feriti pur continuando a combattere; nell'assedio di Porta San Pancrazio, morì 20 giorni dopo sotto il fuoco dell’artiglieria francese, in difesa della Repubblica Romana, colpita al fianco da una palla di cannone il 13 giugno, spirò pochi istanti dopo tra le braccia del marito; la tradizione vuole che morendo avesse mormorato: "Viva l’Italia".
La sera del funerale, Luciano Manara disse: "La bara era coperta di corone di rose bianche e dalla sciarpa tricolore". La musica militare suonava l’inno funebre dei martiri d’Italia "Chi per la patria muor vissuto è assai".
Tutti gli ufficiali salutarono commossi il feretro dell’eroica compagna d’armi, a cui tutta Roma rendeva il suo ammirato omaggio.
Fu sepolta dapprima nella Chiesa di San Carlo ai Catinari, dove era cappellano don Ugo Bassi, e nel 1941 le sue spoglie furono traslate presso il Mausoleo Ossario Garibaldino sul Gianicolo, che accoglie i caduti nelle battaglie per Roma Capitale e per l’Unità d’Italia.
Giuseppe Garibaldi di lei scrisse: …mi fece ricordare la mia povera Anita, la quale essa pure era sì tranquilla in mezzo al fuoco". Il marito morì, nel 1900, a Canas de Montevideo in Uruguay, nel mezzo secolo trascorso lontano dall’Italia mai si risposò.

     

    Colomba Antonietti

    Busto patriottico al Gianicolo

     
 

Ettore Novelli (Velletri 1821 - Roma 1900) - Scrittore, letterato ed elegante poeta. Fece parte delle più accreditate Accademie letterarie ed archeologiche della penisola ed il Governo italiano lo nominò Ministro d’Istruzione Pubblica, Delegato Ministeriale per la confisca dei libri delle soppresse corporazioni religiose e Deputato Provinciale. È qui in un dipinto nella serie dei ritratti dei Direttori della romana Biblioteca Angelica di Roma alla quale donò tutti i suoi scritti.

     

    Ettore Novelli

     
 

Giovanni Paolo Alciati (Velletri 17 XII 1826 - 5 IX 1894) - Figlio di Vincenzo e Severina Gregni. È Cancelliere di Tribunale nel 1854, ed anche violinista in Accademia Filarmonica, come pure i parenti: il flautista Giovanni, la soprano Rosina e la contralto Carlotta, dal 1872 insegna Canto in Scuola Clemente Cardinali.
Negli anni 80 è in Commissione di Cappella Municipale, nel Bicentenario della Madonna delle Grazie è in Basilica nell’evento svolto dal 7 al 14 Maggio. Muore nel 1894 rendendo vedova Teresa Tibaldi. Ricordato nel trigesimo con messa nella Chiesa S. Maria in Trivio, con musiche apposta composte dai Prof. Agoardo Bernabei (suo sostituto in Scuola) e Padre Ignazio Galli.
 

Domenico Menotti Garibaldi (Mostardas 16 09 1840 - Roma 22 08 1903) Politico e militare italiano.
Nacque nella città brasiliana di Mostardas, stato del Rio Grande do Sul, primogenito di Giuseppe e Anita Garibaldi. Venne battezzato con il nome di Domenico, in onore del padre di Garibaldi, ma il Generale volle chiamarlo anche Menotti, in onore del patriota Ciro Menotti.
Prese parte nel 1859, quando aveva appena 19 anni, alla campagna dei Cacciatori delle Alpi nella seconda guerra d’indipendenza italiana come guida a cavallo. Partecipò alla spedizione dei Mille, nella quale si distinse nella battaglia di Calatafimi con l’episodio della difesa del tricolore, e sul Volturno, col grado di maggiore. Nel 1866, durante la terza guerra di indipendenza, comandò, con il grado di colonnello, il 9° reggimento di volontari garibaldini e fu l’artefice della vittoria nella battaglia di Bezzecca, meritandosi la medaglia d’Oro al Valor Militare.
Nel 1870, durante la guerra franco-prussiana, comandò un reggimento di truppe franco-italiane, combattendo a Digione e meritandosi la Legion d’Onore conferitagli dal governo francese. Divenne deputato alla Camera nei collegi di Velletri e di Roma per otto legislature, dal 1876 fino al 1900. Si sposò con Italia Bidischini dall’Oglio con cui ebbe sei figli:
Anita (1875-1961)
Rosita (1877-1964), sposa del conte Vittorio Ravizza d'Orvieto
Gemma (1878-1951)
Giuseppina (1883-1910)
Giuseppe "Peppinello" (1884-1886)
Giuseppe (1887-1969)
Morì a Roma, per aver contratto la malaria, all’età di 62 anni, ma le sue spoglie furono trasportate nella tomba di famiglia, nota anche come Tomba di Menotti Garibaldi. Era infatti stata fatta costruire da lui stesso nell’odierna frazione Carano Garibaldi, nel comune di Velletri (dal 1936 comune di Aprilia). Gli furono tributati solenni funerali di Stato ai quali partecipò, anche Gabriele D’Annunzio. A Velletri è da sempre ricordato per aver dato importanza alla città, riuscendo a mantenervi sedi di organi statali e per aver fondato la "Regia Cantina Sperimentale" (del vino di Velletri). Prese in enfiteusi* perpetua una vasta tenuta dell’Agro Romano (oggi Aprilia), idea che anni prima era stata proposta dal padre, ma che allora non aveva trovato seguito, divenendo un apprezzato imprenditore agricolo.
*) Enfiteusi: Diritto reale su un fondo altrui, in base al quale il titolare (enfiteuta) gode del dominio utile sul fondo stesso, obbligandosi però a migliorarlo e pagando al proprietario un canone annuo in danaro ovvero in derrate; secondo il diritto vigente, l'enfiteusi può risolversi in proprietà dopo almeno venti anni, mediante il pagamento di una somma risultante dalla capitalizzazione del canone annuo.

     

    Domenico Menotti Garibaldi

     
 

Alfonso Alfonsi (Velletri 23 08 1841 - 05 01 1919) - Di Arcangelo e Geltrude Tersenghi. Partecipa ai moti Unitari di 1859, svolge attività politica in Comitati del Mezzogiorno, è esule nel 1867. Da Notaio inizia l’attività a Valmontone nel 1866, è patrio Consigliere dal 27 Luglio 1873 e in Commissione della Banca Commerciale Agricola, nel 1875 è uno dei fondatori del Circolo progressista. Nell’agosto 1877 approva lo Statuto del Monte di Pietà del quale è Deputato, dal giugno 1879 è nella Società dei reduci dalle patrie battaglie. In politica Repubblicano, nel 1879 è ancora Consigliere, dal 3 Agosto la carica è cessata per Real decreto di annullamento dell’elezione, da ottobre è Assessore. Rieletto tale, è Sindaco dal Novembre 1889. In Giugno 1892 si dimette causa non elezione di Menotti Garibaldi a Consigliere Provinciale, ma resta in ruolo come Consigliere. Intanto, nel 1893 scrive la proposta per fondare un istituto per gli orfani dei morti sul lavoro. Sempre Assessore, nel 1902 è in Commissione sulla tassa alle rivendite, sostiene la revoca di dazi interni e imposta progressiva. Dal Nov. 1906 è ancora Sindaco, sostituto di Mariano Pieroni, ma nel periodico in aprile/ottobre di 1909 viene invitato a dimettersi. Il 12 dicembre 1916 con Augusto Tersenghi e Basilio Magni è deputato dal Comune per il cambio di nome alle strade con un accurato rapporto del 28 agosto seguente. Muore all’inizio del 1919, e lascia vedova Virginia Frantoni. Gli viene intitolata la strada dove abitava.

     

    Alfonso Alfonsi

     
 

Ignazio Galli (Velletri 1841 - Roma 1920) - Diventato sacerdote, esercitò il suo ministero perlomeno fin dal 1881 nella sua città natale. Laureato in Scienze Naturali, fu professore di Fisica e di Scienze Naturali presso le Scuole tecniche ed il Liceo Comunale. Subentrò a Padre Angelo Secchi, fondatore dell’Osservatore meteorologico di Velletri, che nel 1883 trasformò in "Osservatorio Fisico Meteorologico Municipale", che diresse fino alla morte, promuovendo anche la nascita di una Scuola di fisica sperimentale nel locale liceo. Interessanti sono i suoi studi su La pioggia a Velletri, e Il Turbine Grandinoso, particolarmente interessanti per la coltivazione dei vigneti. Dal 1910 abitò nel centro storico di Roma, con la sorella Carolina vedova e le sue 3 nipotine Matilde, Giulia e Marcella Montelli, che da lui ereditarono il titolo di contessa, non sappiamo per quali vie traverse.
Fu socio della Società Geologica Italiana, della Società Meteorologica, della Società Astronomica di Francia, della Società Sismologica Italiana, ecc.
La prima parte dei suoi scritti (almeno 119, che si estendono lungo un arco di ben cinquantaquattro anni, dal 1866 al 1920, ma in un necrologio che su di lui uscì nel 1920 afferma che furono più di cento solo nelle pubblicazioni della Pontificia Accademia dei Nuovi Lincei) fu incentrata soprattutto sulla sismologia e la geofisica, discipline nelle quali produsse, fra l’altro, studi sui fenomeni luminosi connessi ai sismi, alle eruzioni vulcaniche e alla aurore boreali e a rumori aerei e sotterranei dalla difficile interpretazione. Buona parte dei suoi scritti in quest’ambito si concentrano fra il 1874 e il 1890. Un secondo sottoperiodo, che ebbe il suo picco fra il 1906 e il 1911, è quello in cui scrisse in specie sulle luci sismiche e gli airblasts.
La sua copiosa bibliografia s’interrompe d’improvviso nel 1920, anno nel quale morì per un infarto cardiaco, nelle prime ore del pomeriggio del 10 febbraio.
Lasciò una vastissima biblioteca.

    Ignazio Galli

    Lapide sita al Verano (RM):
    "Nato a Velletri li 31 luglio 1841
    Sacerdote esemplare
    Professore sovrano
    di Scienze Naturali Matematiche e Fisiche
    Indagatore acuto degli astri
    fu caro allievo di Angiolo Secchi
    vissuto Onesto e Buono
    Morì il 10 di febbraio 1920"
    Matilde Montelli ved. De Lazzaro (la nipote)
 

Augusto Terzenghi (Velletri 20 VIII 1855 - 5 XII 1942) - Bibliotecario della Comunale, affettuosamente noto a quanti per lo spazio di sessanta anni (dal 1877 al 1942) ebbero a consultare le collezioni bibliografiche in essa.
La prima attestazione della presenza di una biblioteca a Velletri risale al 1734, quando si ha notizia del bibliotecario sac. Filippo Calabresi e di una donazione di libri del Barberini, oltre all’acquisto di molt’altri libri legali.
Nel corso dei secoli, il patrimonio fu arricchito da varie donazioni private, tra cui quella del 1785 da parte del cardinale Stefano Borgia; e quella del 1873, quando vi confluirono gli archivi sia dell’Accademia letteraria Volsca Veliterna che degli enti religiosi soppressi.
La Biblioteca comunale di Velletri rimarrà poi profondamente segnata dall’energica direzione del Tersenghi, la diresse dal 1877, inizialmente come custode avventizio e dal marzo 1892 in pianta stabile. Succedeva al padre, Cesare, che era stato conservatore della Biblioteca, a seguito di un concorso pubblico, dal giugno 1855.
Datosi che i fondi dei conventi soppressi erano rimasti accatastati, si occupò subito della loro catalogazione, ed avviò una nuova sistemazione della Biblioteca nei locali più ampi del Palazzo comunale.
Era stato lui, il 16 novembre 1889, a rispondere alla prima esauriente indagine sulle biblioteche del Regno, dichiarando una dotazione dell’istituto di circa 35.000 volumi, 70 incunaboli e 497 manoscritti, alcuni dei quali risalgono al secolo XIV, e una ricchissima collezione di pergamene dal sec. XI al XV. Acquisì inoltre diversi archivi privati.
Fu collocato a riposo nel 1938, ma continuò la sua opera di supervisore fino alla morte. Nel 1930 fu nominato ispettore bibliografico onorario per Velletri e altri comuni vicini. Socio dell’Associazione italiana biblioteche dalla sua costituzione (1930), aveva preso parte nel 1929 al primo Congresso mondiale delle biblioteche e di bibliografia.
Autore di numerosi saggi e memorie storiche locali, tra le quali una breve "Storia di Velletri" (1924), i "Regnanti di Velletri dal 1000 al 1920", un "Saggio storico di topografia e toponomastica Veliterna", una "Guida storico-artistica di Velletri", ed anche del circondario come la "Distruzione di Montefortino** del 1557", e tanti altri. (** Artena)
Fu dal 24 luglio 1936 deputato della Sezione di Velletri nella Società (allora Deputazione) romana di storia patria, e Regio Ispettore delle Biblioteche del Lazio.
Nel 2000 gli è stato intitolato il Fondo moderno della Biblioteca comunale di Velletri, trasferito ora nella nuova sede della "Casa della cultura e della musica" in Piazza Trento e Trieste.

     

    Augusto Terzenghi

     
 

Giulio Magni (Velletri 1° XI 1859 - 1930) - Celebre Architetto autore d’importanti opere sia in Italia, sia all’estero, storico dell’arte, è qui immortalato da S. Ciani in un ritratto nell’Accademia di San Luca.
Nel 1890 fonda con altri esimi architetti l’associazione artistica fra i cultori dell’architettura. Cinque anni più tardi si trasferisce in Romania dove gli vengono affidati incarichi di grande prestigio nell’edilizia pubblica e privata. Nel 1904 torna a Roma dove lascia tracce di grande spessore realizzando sedi di ministeri, ville, villini, case popolari. Morì nel 1930, l’archivio della famiglia Magni è custodito nella biblioteca comunale.

     

    Giulio Magni

     
 

Giovanni Battista Iachini (Velletri 1860 - Roma 1898) - Avvocato, autore di poesie in dialetto velletrano pubblicate per la prima volta nel 1884.
Nato da Giuseppe, notaio in Velletri, studiò Giurisprudenza all’Università La Sapienza di Roma, presso la quale conseguì la laurea abilitandosi all’esercizio della professione di avvocato.
All’età di ventiquattro anni, nel 1884, rese pubblica la prima edizione delle Poesie in dialetto velletrano, sua famosa ed unica opera. Nella raccolta, composta in tutto da diciotto poesie in dialetto velletrano di varia lunghezza, si ricordano "’A precissione" e "La battaglia di Marino". Morì all’età di soli trentotto anni, nel marzo 1898.  POESIE 

     

    Giovanni Battista Jachini

     
 

Giovanni Mongini - Studente nel romano Collegio Nazareno dal 1862, diviene poi un noto cantante teatrale.
 

Xavier Leroux - Nato a Velletri (Italia) nel 1863, morì nel 1919, compositore francese.

     

          OPERE:
    Evangeline, Oper, 1895
    Venere e Adone, Oper, 1897
    Astarte, Oper, 1901
    La Fiamette Raine, Oper, 1903
    William Ratcliff, Oper Heinrich Heine, 1907
    La trappola, Oper, 1907
    Theodora, Oper, 1907
    Il carillonneur, 1913
    La ragazza di Figaro, Oper, 1914
    Regali di Natale, Oper, 1915
    1814 Oper 1918
    Nausithoe, Oper, 1920
    The Strong, Oper, 1924
    L’ingegnere, Oper, 1931

     

    Ritratto di Xavier Leroux
    (incisione del 1903)

     
 

Camillo Acqua conte di Osimo - (Velletri 30 agosto 1863 - Ascoli Piceno 25 marzo 1936) - Discende direttamente dal Vescovo di Spoleto Vincenzo Acqua. Figlio del Conte Antonio, nobile di Osimo e Amalia Filippi (di Paolo). È stato un entomologo italiano. Cultore di scienze biologiche. Si laureò a Roma (1886) in Scienze Naturali. Insegnò al Campana, poi all’Università di Roma. Direttore dell’Istituto Bacologico a Portici (NA), direttore della Stazione Sperimentale di Gelsicoltura e Bachicoltura ad Ascoli Piceno, della quale inizia l'edizione del Bollettino, fu presidente della Congregazione di Carità dal 1895 al 1898 e dal 1902 al 1909.
Egli scrisse molti libri sulla propria attività. Il più famoso è "Il bombice del Gelso, Nello stato normale e patologico nella tecnica dell’allevamento e della riproduzione".
Nel 1887 sposa Teresa Faustini dalla quale nasceranno:
Antonio Acqua, conte di Osimo, e sposerà Maria Luigia dei marchesi Amoretti.
Mario Acqua, conte di Osimo, sposerà Mary Carolina dei conti Gauttieri.

     

    Camillo Acqua, Conte di Osimo (stemma)

     
 

Aurelio Mariani (Velletri 1863 - 1939) - Dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti di Roma, dotato di straordinaria abilità compositiva e di felice senso del colore, acquistò in breve tempo considerazione nell’ambiente artistico romano. Fedele alla lezione dei maestri del passato le sue opere si rifanno al Dolci, al Veronese e soprattutto al Tiepolo. Trattò sia la miniatura che il ritratto, sia il paesaggio che il soggetto sacro e con tutte le tecniche dall’olio all’acquerello, dal pastello alla tempera sino all’affresco, le sue opere sono presenti nelle nostre chiese, in molte città italiane ed alcune estere, restaurò inoltre i dipinti che ornavano la Sala del Consiglio del palazzo comunale.

    Aurelio Mariani (1906) - Giovanni Battista DE LA SALLE ( +7 4 1719), benedice i fratelli Drolin, Gabriele e Gerardo, che invia dal Papa (1702) per chiedere di espandere il suo l’Istituto fuori della Francia.

     

    Aurelio Mariani

 

Juana Romani (Casalvieri <FR> 1867-Parigi 1924) pseudonimo di Carolina Carlesimo  STORIA 
 

Mariano Colagrossi (Velletri 1871 - Rio 1935) - Definitore Provinciale dei Francescani Osservanti, fonda la Missione di Rio Caraparì in Argentina e tornato svolge studi archeologici illustrati con stampa. Ritornato in Argentina muore tra i Chirignanos nel Chaco.
 

Vincenzo Prosperi (Artena 1875 - Velletri 1955) - Dopo aver diretto il Regio Vivaio di Barletta, promuovendo la ricostruzione dei vigneti pugliesi, grazie al suo particolare metodo per la coltura delle viti, nel 1924 venne trasferito a Velletri a dirigere la Regia Cantina Sperimentale ed il Vivaio di viti americane a Roma, incarico che ricoprì per oltre trent’anni facendo conseguire a tale Istituto «fama, prestigio e garanzia, divenendo uno dei più aggiornati e più garantiti d’Italia e d’Europa, centro di stimolo e di richiamo».
 

Fra’ Cassio da Velletri (Velletri 1880c.- Roma +1935c.) - Personaggio mitico, frate che godeva fama di guaritore.
Viceversa, nella leggenda otto/novecentesca del centro Lazio, Fra’ Cassio è un personaggio non meglio definito, si cita di solito quando qualcuno ti chiede "Ma chi è?" e la risposta è scontata!!
In verità, è un buon religioso, chitarrista ed organista nella Roma del 1920 ed uno degli ultimi amanuensi. In giro ci sono alcuni spartiti da lui firmati.
 SPARTITO 

     

    Una mazurka di Fra’ Cassio

     
 

Basilio Magni - Professore di storia dell’arte nel Regio Istituto Superiore di Belle Arti di Roma; scrisse: Tragedie, Poesie, Prose letterarie, morali e civili oltre a una Autobiografia.

     

    Basilio Magni

     
 

Edgardo Zauli Sajani (Forlì 1874 - Roma 1944) - Di nobili origini, il Sajani nasce a Forlì nel 1874. A vent’anni si trasferisce con la famiglia a Roma dove si iscrive alla Reale Accademia di Belle Arti.
Dirige in seguito la Scuola d’Arte veliterna dal 1898 al 1935, facendole conseguire traguardi nazionali come: l’Esposizione del 1923 con lavori in ferro battuto; Ingresso monumentale in ferro e legno per l’arrivo di Vittorio Emanuele III 1927; Prima Festa dell’Uva 1930; Allestimento di P.za Garibaldi per l’inaugurazione dell’acquedotto Simbrivio da parte di Benito Mussolini nel 1932.
Intanto tra il 1930 e il 1935 gli viene assegnato dal Ministero dell’Educazione Nazionale, l’incarico di Direttore della Scuola Serale Arti e Mestieri, e il Regio Decreto gli conferisce la nomina a Direttore della Scuola Industriale, dove insegna plastica e pittura (disegno, pittura ad olio, a "cera fredda", acquerello, plastica, decorazione murale, ritrattista, paesagista ecc.). Il Sajani con la nomina ministeriale trasferisce la sua residenza permanentemente a Velletri nel suo studio di via Castello.
Una quindicina di anni dopo però: col bombardamento del 22 gennaio 1944, durante lo sbarco di Anzio, tutta la zona "Castello" viene distrutta, ed anche lo studio-abitazione dell’artista, e sotto le macerie rimasero tutti i quadri e tutto il materiale. Le opere salvatesi sono solo quelle conservate nelle case di alcuni parenti ed alcuni quadri donati al Comune di Forlì.
Nei primi di giugno dello stesso anno, Zauli muore a Roma per emorragia cerebrale, e viene sepolto al Cimitero del Verano. Nel 1947, per espressa volontà dei cittadini, il 16 Dicembre la salma del pittore viene traslata nel Cimitero di Velletri, in una tomba costruita con sottoscrizione.
Per la gratitudine e per i legami storico-culturali avuti con Velletri, il Comune gli ha dedicato una strada nel centro Città.

     

    Un dipinto del Sajani

    Edgardo Zauli Sajani Autoritratto da giovane

 

Alfredo Candidi (Velletri 1876 - Velletri 1953) - Commerciante di sementi e prodotti agricoli nel suo negozio al N. 276 di Corso Vittorio Emanuele, tra Piazza Metabo e San Martino, vantava origini contadine e un certo trasporto per l’agricoltura, come fece notare nella prefazione del suo volumetto pubblicato nel 1933 per la IV Festa dell'Uva, "...curando anche l’allevamento degli animali (continua in quella prefazione) e così tra l’una e l’altra cosa trascorsi i miei anni lavorando tranquillo." Basterebbe solo questa sua frase per delineare lo spirito di un uomo, se egli stesso non avesse fatto di più coi suoi versi, esaltando e dando motivo ai valori di onestà e laboriosità, e mettendo in risalto la saggezza e l’arguzia del mondo contadino.  POESIE 

     

    Alfredo Candidi

     
 

Mario Ciancia (Velletri 1876 - Roma 1940) - Fu avviato alla pittura dal padre Antonio, che sin dal 1874 aveva fondato in Velletri la Scuola d’Arte "Juana Romani", completando poi la propria formazione artistica a Roma dove frequentò i corsi all’Accademia di Belle Arti e, soprattutto, poté conoscere e frequentare le personalità artistiche più note del momento.
Da Velletri, ultimo avamposto prima delle insidiose Paludi, si spinse nella piana pontina alloggiando per diversi anni al Circeo nell’antica Torre Paola, rimanendo affascinato da quello spettacolo primordiale fuori del tempo e dello spazio e la sua sensibilità artistica seppe ritrarre gli aspetti selvaggi e pur suggestivi di quelle terre abbandonate dall’uomo incurante dei pericoli malarici che infestavano la palude, dormendo anche nelle più umili capanne.
Alternò il lavoro di gestione dell’azienda agricola ereditata dal padre con la passione della pittura, conquistando con l’arte pittorica ambiti riconoscimenti: nel 1904 vinse il Concorso Internazionale a Quito (Perù), a Bologna vinse sia il Premio Internazionale Curlandese nel 1923 che il Primo premio di paesaggista nel 1932. Nel 1939 venne nominato Presidente della Scuola d’Arte fondata da suo padre, ma la morte gli tolse l’incarico pochi mesi dopo "prima ancora che egli avesse potuto darle l’indirizzo delle sue notevoli capacità artistiche".
La sua casa era diventata ritrovo di artisti e letterati, quali il pittore Mancini ed il poeta dialettale Trilussa. Alla Mostra allestita a Latina nel 1982 in occasione del cinquantenario della fondazione della città vennero esposti due oli rappresentanti "Paludi pontine" e "Ninfa", fu soprannominato "il Pittore della Palude".

     

    Mario Ciancia

 

Ettore Carruccio (Velletri 3 Giugno 1908 - Bologna 5 Luglio 1980) - Laureatosi a Roma nel 1930, fu per molti anni docente di Matematica e Fisica nelle scuole superiori ed assistente volontario di Federigo Enriques presso la Scuola di Storia delle Scienze dell’Università di Roma.
Passato all’insegnamento universitario, fu professore incaricato di Geometria descrittiva a Modena, di Matematiche complementari e di Matematiche elementari da un punto di vista superiore a Bologna e di Storia delle Matematiche a Torino dal 1955 in poi. Nel 1975 fu chiamato alla cattedra di Storia delle Matematiche presso l’università di Bologna.
I suoi interessi scientifici furono principalmente rivolti alla Storia ed alla Filosofia della Matematica, ma egli si occupò anche di Logica. Vari ed assai apprezzati sono i suoi testi didattici e di carattere divulgativo.

     

    Ettore Carruccio




Personaggi illustri in AGGIORNAMENTO,
seguiranno anche personaggi non nativi ma benefattori di Velletri



Bibliografia

A. Venditti - "Storia di una città millenaria"
M. Montagna - "Semiserio 2003"
M. Montagna - "Passione nostrana, storia e personaggi della battaglia di Campomorto"
Mons. Fernando De Mei - "La meravigliosa storia di Velletri"
AAVV - Archivio della Reverenda Deputazione romana di Storia patria - Roma 1943
Francesco Giuseppe Terrinoni - "Memorie storiche della resa di Malta ai francesi nel 1798"